“L’aumento delle temperature e la desertificazione ci devono obbligare in Puglia a fare delle scelte coraggiose” – così il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro durante la giornata dell’acqua che si celebra nel Mondo il 22 marzo. Quest’anno il tema è quello delle acque sotterranee “le acque provenienti dalle falde sono senz’altro una risorsa ma, se non si evitano li sprechi e non si punta sul riutilizzo, rischiano di diventare presto delle risorse insufficienti”.
In Puglia, anche a causa delle grandi distanze che gli acquedotti sono costretti a colmare, è altissima la percentuale di acqua che si disperde. L’agricoltura è il settore che più risentirà della siccità, nonostante produca rispettando la risorsa idrica, che non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale, ma viene restituita al sistema ambientale, a valle dei processi produttivi. Nella provincia di Taranto secondo il censimento Istat delle acque per uso civile, per ogni litro che raggiunge l’utente finale ne viene perso oltre un altro (Il 52% sul volume totale). A Bari va un po’ meglio, a disperdersi lungo il tragitto è il 45% di quanto immesso nell’acquedotto. A Foggia il 35%, nella Bat il 31% circa. Va molto meglio nel Leccese dove la perdita stimata è il 19 per cento.
“La carenza di acqua incide pesantemente sull’agricoltura e in Puglia il reperimento di risorse idriche per scopi agricoli costituisce un costo importante sul bilancio di una azienda. Più della metà dei pugliesi patiscono la carenza idrica nel periodo estivo e a farne maggiormente le spese sono gli agricoltori che, per far fronte alla richiesta di prodotti, assorbono più del 60% dei consumi di acqua della regione. Per questo” – ha evidenziato Lazzàro – “bisogna uscire dalla fase emergenziale con politiche e tecnologie innovative in modo da intervenire in tempo ed evitare che nel giro di pochi anni le coltivazioni, e di conseguenza le produzioni, soffrano l’assenza in maniera irreversibile. Il riutilizzo delle acque reflue e una gestione attenta possono rendere disponibili risorse idriche aggiuntive, permettere l’utilizzo delle riserve presenti negli invasi per altri scopi e ridurre l’impatto degli scarichi nelle acque superficiali”.
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