Nell’Olimpo delle dee della canzone e della poesia, un posto di assoluta privilegiata lo occupa sicuramente lei, Mariella Nava.
La “poetessa”, come gli intenditori amano chiamarla, è nata a Taranto il 3 Febbraio del 1960, sotto il segno della musica e dell’amore per la vita. Donna all’apparenza fragile, ma dotata di grande determinazione, di fierezza meridionale e di un bel bagaglio di idee chiare, quali considerare la famiglia un punto fermo e constatare che la musica è evoluzione continua, dopo una accurata preparazione tecnico-artistica, ha prestato la sua “firma”, nel silenzio di essere autrice, a nomi da brivido della canzone italiana. Ma la cantautrice jonica ha dimostrato di saper far fruttare bene la sua stessa voce, al servizio delle parole e della musica che lei stessa componeva. Cantò a soli otto anni alle selezioni dello Zecchino d’Oro (con l’intramontabile Mago Zurlì) e di lì fino alle esibizioni più importanti, come il Festival di Sanremo che le ha conferito un meritato terzo posto nel 1999, con Così è la vita, meraviglioso spaccato della nostra esistenza quotidiana, fatta di fatiche e gioie, spose speranzose, amori che “danno cemento”, dolori e cambiamenti.
Indiscutibile genio delle parole, è stata autrice spesso di pezzi complessi (come Mendicante) o di ispirazione quasi letteraria (Il gioco delle parti per la conterranea Mietta), o ancora si è fatta protagonista di un binomio “a due pianoforti” a Sanremo, con un altro poeta delle note, Amedeo Minghi (Futuro come te).
Allora, Mariella: bambina prodigio di Taranto? Si, soprattutto bambina di Taranto! Che sceglie di fare nella vita qualcosa che le piace molto, che si chiama musica, per cui impara cosa è questa materia frequentando la scuola adatta, studiando pianoforte e anche composizione. E poi un bel giorno scopri di saper scrivere canzoni, e inizi a mandarle, e tra le tante inviate c’è il signor Gianni Morandi che ne vuole cantare una. Poi, di lì, il contratto discografico e tutte le procedure che seguono.
Sappiamo che il tuo talento è stato subito intuito dal grande Renato Zero… Lui è stato uno dei primi ad accorgersi della mia voglia di raccontare nella musica le cose importanti. E siccome anche lui è fatto così, ha scritto delle canzoni che parlavano della vita, delle persone, delle difficoltà, questo è stato un mio modo di “essere vicina”. Mi ha detto: “guarda, tu sei come una mia sorellina minore; prova a scrivere anche per me una canzone. Visto che hai già scritto brani per Morandi, per Ornella Vanoni, per Eduardo De Crescenzo, perchè no per Renato Zero?”. E io ci ho provato con “Spalle al muro”, che poi è arrivata seconda al Festival di Sanremo del 1991.
Sei una pregiata autrice: cosa si prova a comporre per altri e ad ascoltare dalla voce di altri i propri lavori? E’ una cosa molto bella, molto ambìta. Sapere di essere tanto ricercata, tutti ti vogliono e desiderano interpretare le tue canzoni, le tue parole: questo è sicuramente qualcosa che ti fa star bene dentro. Poi scopri, attraverso le interpretazioni di questi “grandi” che tu hai scritto qualcosa di importante. E’ come aggiungere una pennellata in più ad un quadro d’autore.
Quindi poesia, tu sei definita come una poetessa della musica. Quali sono gli ingredienti delle tue melodie? L’amore e l’amicizia ricorrono nelle mie canzoni, perchè sono valori importanti, sono al primo posto. Però mi piace anche raccontare tutto quello che “raccolgo” via via intorno a me: l’essenza delle cose, la vita. Io sono una che ascolta tanto la gente; parlo poco ma ascolto tanto, e nei racconti trovo gli ingredienti che mescolo nelle mie canzoni. Anche le problematiche, che possono toccare tutti noi, guardandole da un lato più positivo, risolutivo, non solo le cose più belle!
Come va con Taranto, la tua città, e la tua famiglia? Il rapporto continua, ed è molto bello avere questo cordone ombelicale con la mia gente, attraverso i concerti, o incontrando gli occhi di chi, attraversando la strada, mi riconosce. Questo ritrovarci è gratificante.
Per sfondare sei andata via… E’ stato necessario, per me, perchè qui non avevo modo di rendere concreto il mio sogno. Roma è stata la città più vicina, per clima, umano e meteorologico. Mi son trovata bene.
Ci sono lati di Mariella Nava sconosciuti? Forse la mia ironia, si conosce poco. Sono una donna alla mano, molto semplice, mi “autoironizzo”. Mi piace ridere un po’ di me, prendermi in giro, mettermi in gioco. Non sono così seriosa come alcuni pensano! Suono la batteria, la chitarra. Non mi piace stare ferma. Mi piace evolvermi, crescere, capire e studiare di più. Per me la musica è movimento.
Oltre la musica, hai un altro amore? Da un po’ di tempo, visto che ho deciso di vivere in una località di campagna, a pochi chilometri da Roma, mi dedico al giardinaggio, ho il pollice verde. Curo il prato: è una cosa che mi distende molto.
Che consiglio ti sentiresti di dare alla musica di casa nostra? I dischi non si vendono più tanto, a parte casi particolari, e io penso che la gente abbia bisogno della melodia italiana. Basta scimmiottare ciò che viene da fuori: prendiamolo, ammiriamolo perchè fatto bene, ma noi facciamo la nostra musica. E’ un consiglio che dò col cuore. (2002 – AlessandraC – Si ringrazia Vito Conversano per il permesso alla pubblicazione)
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