CAROSINO TERRA DEL VINO

Cenni storici 
Nella ricostruzione del passato, gli studiosi hanno rinvenuto possibili tracce di una frequentazione messapica, e certamente, in epoche successive, Carosino fu un importante punto strategico sull’asse commerciale Taranto-Grecia.
Il nucleo di più antica origine si fa risalire ad opera di una colonna di tarantini che, a seguito del saccheggio di Taranto da parte dei Saraceni nel 927, costeggiando il Mar Piccolo, giunsero e ricolonizzarono il luogo che assunse il toponimo di “Citrignano”.
Le prime fonti storiche certe derivano dai registri Angioini del 1348, data in cui il feudo di Carosino fu venduto dai Capitignano ai Palmerio di Capua.
Attraversò poi un periodo di decadenza durante la guerra greco-gotica, frazionandosi in casali e casegrotte. Nel XV secolo fu occupata e completamente distrutta dagli Albanesi al seguito di Skanderberg.
Carosino rimase a lungo area improduttiva e disabitata, feudo di famiglie nobili della zona.
Nel 1471 fu acquistato dagli Antoglietta e ricolonizzato con autorizzazione del Viceré di Napoli nel 1522.
Nel 1517 il feudo, divenuto Baronia, passò alla famiglia dei Simonetta e poi ancora ai Muscettola nel 1524.
Dal 1570 scomparve il rito ortodosso e la parlata “arbereshe” dei coloni albanesi, allorché l’Arcivescovo Brancaccio volle estendere il rito cattolico in lingua latina.
La Baronia passò agli Albertini e poi agli Imperiali.
Nel 1806, abolita la feudalità nel Regno di Napoli, il Ducato di Carosino fu proprietà della famiglia Berio-Marulli.
Nel 1875 Carosino è già Comune del Regno d’Italia e i Marulli vendettero le loro proprietà terriere al Conte Roberto d’Ayala Valva.

Economia e Società
L’origine del nome Carosino deriva da Caro Seno, ovvero paese caro alla Madonna e i suoi abitanti sono chiamati Carosinesi.
Il territorio annovera diverse masserie, in gran parte avanzi di vecchi casali o centri abitati.
Di esse ricordiamo quella di “Misicori” ove in tempi remoti sorgeva il centro messapico di “Misochorn” che costituiva il punto di incontro della Via Appia con la via Salentina.
La masseria “Civitella”, invece, annovera i resti dell’omonimo casale medievale che andò distrutto e abbandonato nel XVI secolo.
Carosino è un piccolo centro agricolo della provincia di Taranto, situato a circa 14 Km dal Capoluogo jonico, è posto a circa 70 metri sul livello del mare.
Il suo territorio è caratterizzato da oliveti secolari ma soprattutto dalla coltivazione della vite da vino. I filari dei vigneti e gli ulivi si alternano alle bianche masserie di campagna, dove spesso è possibile gustare o acquistare prodotti tipici di questa terra, famosa per i suoi vini ma, anche, per l’olio e l’uva da tavola.
L’agricoltura, grazie al protrarsi della stagione estiva ed al clima particolarmente favorevole, dona raccolti sempre abbondanti.
Il clima caldo-arido, unito alla grande insolazione e il terreno calcareo, hanno fatto sì che alcune varietà di vite potessero trovare qui il loro habitat ideale, caratterizzando sin dagli anni ‘40 questo territorio.
Carosino è dunque noto per le sue produzioni enologiche, contraddistinte soprattutto da vini rossi di grande corpo e struttura, la cui peculiarità sono l’alta gradazione alcolica, il colore intenso e gli aromi persistenti.
Prodotto d’eccellenza è il Primitivo ma si coltivano anche altre varietà: Negramaro, Malvasia, Sangiovese, Montepulciano d’Abruzzo, Croatina, Verdicchio, Chardonnay, Pinot, Bombino, Trebbiano.
Il paese del buon vino è dal 2002 membro dell’Associazione Nazionale Città del Vino; dallo stesso anno fa parte dell’Unione dei Comuni di Montedoro insieme ai Comuni di Faggiano, Monteiasi, Montemesola, Monteparano, Roccaforzata.

Annualmente tra la fine di Luglio e i primi di Agosto, Carosino è sede di un’antica manifestazione: la “Sagra del Vino”, evento tipico del Mezzogiorno d’Italia.
Riconosciuta ufficialmente solamente nel 1966, la Sagra del Vino di Carosino, è certamente una delle prime forme ufficiali di festa del vino sorte nella Regione Puglia e quasi sicuramente in tutto il Sud.
Nata dalla tradizione di antichi baccanali che si perdono nella notte dei tempi e dall’impavida vocazione vitivinicola dei Carosinesi, oggi la Sagra presenta ancora alcune usanze peculiari di questo bellissimo paesino: durante il periodo della festa, infatti, dalla caratteristica Fontana monumentale, sita nella Piazza principale, zampilla dell’ottimo vino, certamente una funzione piuttosto inusuale per una fontana, dalla quale solitamente sgorga acqua.

Da visitare
Il centro storico offre interessanti luoghi da visitare.
La Chiesa Matrice, dedicata a Santa Maria delle Grazie, risale al XIV secolo. Contiene una tela raffigurante la Madonna del Rosario; sull’altare maggiore un Crocifisso ligneo del XVII secolo e un affresco raffigurante l’incoronazione della Madonna del SS.mo Rosario in trono col Bambino del XVI secolo; un dipinto su tela, sovrapposto all’affresco e proponente lo stesso tema, eseguito da Domenico Carella nel 1763; altorilievi in pietra del XVIII secolo, scolpiti fra i colonnati dell’altare maggiore, mostrano alcuni miracolati della Madonna di Carosino; recentissima la Via Crucis nell’iconografia del Pittore Biagio Cinque.
La Chiesa di San Francesco, costruita nel 1903 per interessamento di Padre Clementino di San Biagio, devoto al Santo di Assisi. Suggestiva, sul lato est dell’altare, è la riproduzione della grotta francese dedicata all’apparizione della Madonna di Lourdes.

Il Palazzo Ducale, costruito intorno al 1400 per conto dei nobili tarantini Simonetti. Si articola intorno ad una corte quadrata; da questa due scale portano a un lungo corridoio del piano nobile che disimpegna le stanze voltate a botte e a crociera. L’edificio fu di proprietà prima degli Alberini, poi dei Marulli e nel 1875 dei D’Ayala Valva. Il Palazzo ha avuto, nel corso degli anni, delle trasformazioni che gli hanno conferito aspetto di Castello, come ad esempio la merlatura sulla facciata. Dal 1985 è proprietà del Comune per atto di donazione della famiglia D’Ayala Valva, e attualmente è adibito a luogo di cultura. Oggi sono state compiute opere di consolidamento strutturale e di restauro di preziosi tetti lignei della seconda metà del ‘700 e della carta di riso, una carta da parati d’epoca, incollata con particolari resine.

La Villa Comunale, immersa nel verde, posta accanto al Palazzo Ducale, presenta un teatro a cielo aperto, un’area giochi per i più piccini.
L’artistica Fontana, realizzata nel 1894 di fronte al Palazzo Ducale, è posta nella Piazza Vittorio Emanuele III, da cui si dirama a raggiera tutta la rete stradale del nucleo antico. È simbolo di incontro della comunità, dalla quale, durante la tradizionale “Sagra del Vino”, zampilla il vino di produzione locale.

Cucina tipica
Prodotti tipici carosinesi sono la Scarcella a Pasqua e le Castagnedde a Natale, dolci che tutte le nonne preparavano.
La tradizione pasquale vede nell’uovo il simbolo di augurio che, se sodo e inserito in un dolce si chiama Scarcella.
Sebbene abbia altri nomi in altri luoghi diversi, questo è un dolce tipico del territorio e la sua ricetta prevede un impasto fatto con farina, uova, zucchero, olio extravergine di oliva o strutto, un pizzico di bicarbonato di sodio, un pò di latte e di sale.
Dalla massa si preparano poi le forme: di colomba, a cestino; sopra si adagia una o più uova sode con guscio, fermate con tondini di pasta disposti a croce. Il tutto cotto in forno.
Le Castagnedde invece sono a base di mandorle bianche sbucciate, tostate e poi macinate con lo zucchero, a cui si aggiunge farina, tutto in parti uguali, un pizzico di bicarbonato e il profumo della scorza di limone grattugiata. Dall’impasto si fanno palline messe a cucinare in forno.
Una volta pronte si scioglie del cacao in acqua che, su fuoco leggero si addensa a sciroppo, qui si immergono in modo che si rivestano di cioccolato.
In cucina poi piatti tipici sono: fave con verdura e nel pranzo della domenica non possono mancare orecchiette e friciddate condite con ragù, pasta fatta a mano con farina, acqua e sale; di particolare hanno la forma di cappello le orecchiette e di fusilli le friciddate, queste ultime realizzare con un apposito ferro su cui si arrotola una striscia della massa, sino a ottenere la particolare forma di ricciolo.

Curiosità
Storia e antiche leggende raccontano di un lontano 1462, quando Carosino fu colpita, nel periodo di Pasqua, dall’incursione dello Scanderberg.
Mentre altri casali ne rimasero distrutti, Carosino subì solo lievi danni.
La scampata distruzione fu attribuita ad un miracolo della Madonna e da quel momento i cittadini solevano festeggiare la Vergine proprio il giorno di Pasqua, attraverso la rappresentazione di quei fatti.
Alla fine della figurazione vinti, vincitori e sostenitori, si riunivano in aperta campagna, per brindare con buon vino e gustare i tradizionali dolci pasquali.
Al tramonto, muniti di torce, si partiva con tamburi battenti e bande in finta uniforme militare per le vie del paese, fino a notte fonda.
Dal 1788 la Polizia borbonica proibì a tutti i Sindaci l’organizzazione di questi tradizionali spettacoli che il popolo, però, volle rivivere nella tradizionale scampagnata del Lunedì di Pasqua.
Così, un gran numero di persone, provenienti anche dai Comuni limitrofi, amava trascorrere questa festa nelle campagne del paese.
Ancora oggi, la celebrazione del Lunedì di Pasqua, detta Carusunieddu, coincide appunto con la festività della Protettrice Miracolosa.
Per tutto l’anno poi si svolgono feste ed eventi: il 17 Febbraio la Festa della Madonna delle Grazieche, si racconta, apparve in sogno ad un pastore proprio in quel periodo.
Così, dopo il sogno e alcuni miracoli, la chiesa prese il nome della Beata Vergine.
Il 12 e 13 Ottobre si celebra la Festa Patronale di San Biagio, i cui festeggiamenti, dalla seconda metà dell’800, furono spostati in Ottobre, periodo che coincideva con la vendemmia e rappresentava motivo di ringraziamento al Protettore per il raccolto.

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