La Pasqua vive, a prescindere dal suo altissimo significato religioso, nello spirito dei popoli in virtù della forza di una tradizione che si rinnova annualmente.
Tradizioni e usanze che hanno subìto profonde trasformazioni ambientandosi allo spirito delle diverse genti, ma che segnano sempre un inzio di un ciclo stagionale, il ritorno della primavera, il rinascere e il rifiorire dei prodotti della terra, una resurrezione in cui si cerca di far rinascere la gioia dell’amore e dell’amicizia.
Usanze varie che meriterebbero di riacquistare un posto di primo piano e che a volte sembrano destinate a subire un’evoluzione ed un progresso che semplifica, concretizza e materializza.
La parola Pasqua deriva dall’Ebraico “pesach” o “Passak” che significa passaggio e celebra la fuga degli Ebrei verso la Terra Promessa, guidati da Mosè.
Per i Cristiani invece ricorda la Passione e Resurrezione di Gesù Cristo che nell’ultima cena spezzò il pane e lo divise agli Apostoli in segno di sacrificio per l’umanità; ecco perché questo periodo conferisce al cibo un valore particolare rispetto ad altri.
Un ruolo importante svolgono i dolci tradizionali modellati secondo forme e figure di una valenza simbolica molto forte.
Della Settimana Santa si incomincia a parlare subito dopo il Natale quando nelle scuole, nelle parrocchie ci si prepara al meglio a questo evento.
Così si espongono nelle case e nei negozi le processioni in terracotta, si acquistano libri e giornali che raccontano della storia e delle tradizioni di questo periodo, si ricercano le ricette dei piatti tipici pasquali.
Ecco che all’apprestarsi della Domenica delle Palme le vetrine dei negozi si abbelliscono di uova di cioccolato, infiocchettate e rivestite con carte coloratissime.
L’origine di regalare le uova risale ai Persiani, i quali all’inizio della primavera usavano regalarne uno di gallina agli amici in segno di augurio; nell’uovo gli antichi ritrovavano il senso della rinascita, della vita che si rinnova.
Successivamente si è introdotta l’usanza dell’uovo con la sorpresa, tanto per quello preconfezionato che per quello che i maestri pasticcieri realizzano, su richiesta dei più esigenti, con i più svariati tipi di cioccolato, decorati con elaborati che oseremmo definire artistici.
Lo stesso dicasi per l’agnello che tanto nella Pasqua Cristiana quanto in quella Ebraica è un piatto immancabile.
Quanto a quello dolce è abitudine attenersi alle usanze locali e tradizionali; la pecorella di pasta reale la cui posa è un classico, sdraiata su un fianco con una banderuola rossa sul dorso, richiama quella che nell’iconografia sacra è in mano a San Giovanni.
Tra le delizie gastronomiche pasquali posto di rilievo assume la colomba, il dolce tipico che caratterizza la Pasqua.
La sua origine è legata a diverse leggende, ma la nascita è relativamente recente, l’idea di prodotto di massa risale ai primi del ‘900.
Gli ingredienti, che in origine erano molto semplici, si sono arricchiti nel corso degli anni. Molto simile al panettone, la colomba si differenzia per l’aggiunta di una glassa mandorlata e naturalmente per la forma. Oltre all’aggiunta di canditi o uvetta, l’ingegno dei produttori e dei pasticceri ha pensato di farcirla con cioccolato, creme e marmellate.
Questo dolce, che è solito chiudere il pranzo pasquale, ha un valore simbolico di pace ed amore; infatti la Bibbia parla di una colomba con un ramoscello di ulivo nel becco che tornò a Noè dopo il diluvio universale, per testimoniare la riconciliazione fra Dio e il suo popolo.
Emblema della pasticceria tipica meridionale è la pastiera a base di grano, latte, zucchero, ricotta, uova, farina,essenze di fiori d’arancio.
Questi sette ingredienti, racconta una leggenda, pare fossero stati offerti da sette fanciulle alla Sirena Partenope: la farina ed il grano come frutti della terra, le uova a rappresentare la cellula che si rinnova, la ricotta e il latte in omaggio ai pastori, i fiori d’arancio e lo zucchero quale profumo e dolcezza della primavera.
Nella tradizione più specificatamente tarantina troviamo la scarcella, dolce tipico pugliese, realizzata di un impasto molto semplice, del tipo pasta frolla, al cui centro viene posto uno o più uova di gallina, colorata da confettini multicolore.
Questo dolce, realizzato nelle forme più disparate, nasce dall’idea che oltre ad essere mangiato debba anche significare.
È un’usanza diffusissima prepararlo soprattutto nelle nostre case, per la gioia non solo dei più piccoli che ne riceveranno uno personalizzato, magari col proprio nome, ma anche dei più grandi che in esso ne rivivono i ricordi e ne assaporano il gusto.
Dello stesso impasto sono realizzati i taralli, simboleggianti la corona di spine posta sul capo di Cristo, che accompagnano le dolci colazioni pasquali.
Uova colorate, colombe, taralli e scarcelle contribuiscono senza dubbio a rendere speciale il pranzo pasquale fra parenti e amici, in un’atmosfera di calda intimità tra tradizione e poesia. (si ringrazia Pasticceria La Panna – Taranto)
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